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Giuseppe Modica è un artista la cui lunga e appassionata carriera si lega strettamente alla città di Roma, diventata sua patria d’adozione. Nato a Mazara del Vallo, si trasferisce per i suoi studi prima a Firenze, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, e poi a Roma, dove inizia l'attività di pittore, segnata da grandi e importanti mostre come quella del 2004 al Complesso del Vittoriano, curata da Claudio Strinati, che lo consacra e sancisce il suo rapporto con la capitale.

La mostra, curata dal Direttore del Museo Andersen, Maria Giuseppina Di Monte, e da Gabriele Simongini, presenta una trentina di opere del Maestro, selezionate fra quelle incentrate sul tema dell’atelier, che rappresenta il sottotesto che accompagna l’esposizione.

Essa vuole essere infatti una riflessione sull’arte e sull’artista, sui suoi strumenti comunicativi e sul suo spazio fisico e ideale: l’atelier.

L’atelier è un luogo magico e denso di risonanze, luogo non solo di produzione ma anche e soprattutto di meditazione, riflessione e gestazione, come sottolinea spesso lo stesso Modica, definendolo labor-oratorium. Al suo interno un ruolo fondamentale lo gioca lo specchio, il non luogo sfuggente, ma capace di moltiplicare i punti di vista e anche le diverse possibili visioni della realtà, ognuna portatrice di meraviglia e stupore.

Niente di più appropriato quindi che ospitare la mostra al Museo Hendrik Andersen, la casa che fu la residenza dello sculture norvegese naturalizzato americano, che visse in questo palazzetto elegante e raffinato in stile liberty dal 1923 fino al 1940, anno della sua morte, lasciandolo poi allo Stato Italiano.

Oggi la casa museo ospita mostre temporanee, oltre alla collezione permanente esposta parzialmente al pian terreno, dove sono stati ricostituiti lo studio atelier e la galleria, i due ambienti dove Hendrik Andersen lavorava, realizzando le monumentali sculture che lasciava vedere al suo pubblico di collezionisti e amatori.

La mostra del Maestro siciliano prende avvio al pian terreno, dove sono esposte due grandi opere che preludono al percorso espositivo del piano nobile; qui sono state allestite le opere realizzate soprattutto nell’ultimo decennio. L’itinerario si focalizza su tre grandi tele dedicate al tema dell’atelier, alle quali fanno da rimando numerosi dipinti i  cui soggetti sono sempre correlati alla riflessione sulla pittura e i suoi strumenti e soprattutto sui grandi temi umani, sociali ed esistenziali che essa affronta: dal tema del tempo e dello spazio, metafore universali sulle quali l’artista s’interroga, fino a quello di attualità che riguarda la sua terra d’origine, Modica, e la Sicilia, dove i migranti provenienti dalle coste africane approdano affrontando il periglioso viaggio nel Mediterraneo per giungere alla terra promessa e agognata.

I dipinti di Modica suggeriscono atmosfere surreali, risonanze dechirichiane, ma il suo messaggio fondamentale è quello di voler sottolineare, attraverso la dimensione estetica dell’arte, presupposto irrinunciabile, il grande valore del capitale umano e sociale, e quindi la immutata attualità della pittura.




Mariastella Margozzi

Direttore dei Musei Statali della Città di Roma