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2004 - Claudio Strinati
Oggi Modica, specie con gli ultimi inediti lavori, fa un passo ulteriore verso quell’idea proprio della 'pura' pittura in sé e per sé, di elementare semplicità quando si tratta di enunciarla e di abissale complessità quando si tratta di attuarla. È lecito dire, di fronte ai quadri di questo tempo recentissimo, che si è acuita in Modica l’ ansia della essenzialità che lo induce a trattare la superficie dei quadri come se il pittore vi vedesse depositata dentro una rimeditazione del suo stesso fare. Quasi che Modica ambisse a essere sé stesso e, insieme, un altro che torna sulle sue cose e le riconsidera. Quasi un passaggio, intimamente sentito, dalla visione diretta, che ha caratterizzato una sua lunga fase, alla visione riflessa. E riflessa nel senso letterale del termine perché il maestro vede attraverso lo specchio e consuma il dipinto come se la sua visione si frantumasse in tante schegge cristallizzate sulla superficie del quadro. Ripensa e rivive e dentro questa 'riflessione', intesa come metafora e come modalità di stesura delle opere, emergono anche suggestioni remote come il Sole di Pellizza da Volpedo, sfavillante o calante, ma energicamente inserito nello spazio della tela . E riconsidera, Modica, anche la sua idea, molto particolare, di autoritrarsi con la modella in un fluido luminoso morbido e mosso che restituisce una immagine di pienezza, di beatitudine visiva. Si ripresenta un argomento tipico per Modica, quello inerente alla veridicità dei luoghi che rappresenta e subentra una precisa impostazione che allontana sempre più la possibilità di riconoscere un sito vero. E questa precisa impostazione è nell’ idea di scompartire lo spazio del quadro quasi a farne un polittico antico rimeditato attraverso una griglia che proviene, in realtà, dai domini dell’ astrazione, dal retaggio di tradizioni che risalgono fino al tempo di Mondrian. Le visioni dei mari e delle città lontane vengono letteralmente organizzate dentro bordi e margini, percepiti come a rilievo e dentro questa concezione torna proprio il modello iconografico della Stanza della pittura, un Atelier anchesso rimemorato attraverso un cristallo che fa vedere l’ immagine complessiva dentro uno specchio basculante e la figura del pittore, nel passaggio dal bozzetto alla versione grande, quasi si ritira dietro il cavalletto, lasciando sul quadro un senso di quieta discrezione, di confortante coscienza di sé.