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1996 - Giorgio Soavi
L’unico mare che mi è entrato in casa, proprio fisicamente entrato in casa, è quello dipinto da Giuseppe Modica, siciliano di Mazara del Vallo. Dove sono stato, un po’ di corsa, quando ero in Sicilia per scrivere e fare fotografie per un libro su Renato Guttuso. C’erano tante barche da pesca, tantissime cassette per il pesce appoggiate ai muri delle case intorno al porto: e dei pescatori ai quali, sono certo, l’acqua del mare non sarebbe certamente entrata in casa perché avevano ben altro da fare che guardare quadri. Questi dipinti da Modica negli ultimi anni che sono quelli di adesso mi sembrano ancora più dentro casa di quelli che avevo amato una decina di anni fa. Perché in quelli il mare era visto da lontano, da uno che sta affacciato alla finestra, o si cuoce al sole quando sta in terrazza e laggiù c’è il mare. Scrissi che, nella lontananza delle architetture che si ergevano come contrafforti, per sorgere dal mare come muraglioni di una difesa dal nemico, avevo visto una fortezza Bastiani, quella del Deserto dei Tartari di Buzzati. Sul mare. Adesso Modica si è tirato dentro casa per far arrivare le rifrazioni che gli specchi possono dare di quella doppia vita che sta fuori, laggiù dove si vede sempre l’acqua azzurra del mare e l’azzurro dei pavimenti, delle mattonelle, e dei riflessi che la luce del giorno dà, infilandosi come una lama, nel costato di chi guarda. Che bei corpi vedo, oltre alla forma delle stanze che gli fanno da supporto: corpi femminili ben disegnati, e ben dipinti. Cosa non più facile visto che la pittura, l’arte della pittura, sta trascurando, come si fosse pentita di aver tanto guardato, come è fatto un corpo di donna, e non ha più la cognizione di quello che si lascia guardare per lasciarci di stucco. Io, lo confesso, sono ancora attratto da come è fatto il corpo di una donna anche nei quadri; da come sta disteso, sempre nei quadri, il mare, quando la sua acqua è ferma immobile come se nessuno stesse remando laggiù in fondo: ma se una finestra, o uno specchio, mi riflettono la vita di una stanza, mi sento ancora meglio. Bei quadri, belle somme di architetture, bei ricordi che stanno nella testa di Giuseppe Modica il quale, per nostra fortuna, quando ha dei ricordi netti, li dipinge per farci stare in casa. Davanti all’acqua. Quella che, silenziosamente, mette i piedi nelle nostre case.