1985 - Bruno Caruso
I luoghi eletti di quest’artista singolare, apparentemente sfolgoranti di luce pareva fossero stati improvvisamente oscurati da un’eclisse parziale che ne aveva sfocati i contorni, così che le due situazioni di luce e di ombra finivano per coesistere nella visione totale dei suoi quadri: con la debita conseguenza di provocare un’atmosfera irreale ed inquietante carica di quell’elettricità che abitualmente precede i cataclismi. [...] Ma guardando con attenzione quei luoghi ci si accorge che altri non sono che i luoghi della nostra vita quotidiana, forse troppo crudelmente spogliati e mascherati dei camuffamenti delle convenienze e delle illusioni. E velati da una nebbiolina che nella realtà potrebbe apparire persino irreale (e che potremmo chiamare foschia, caligine o riverbero), ma che nella metafora ci appare densa di avvertimenti.