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1984 - Lucio Barbera

Ma non qui si ferma lo 'straniamento' stupefacente di Modica che ancora ad altro mira nella sua sempre spiazzante suggestione, non arrestandosi a rompere le barriere dello spazio, ma a quelle del tempo puntando. È qui, io credo, il cuore della sua complessa pittura, nel tentativo di capovolgere il concetto di tempo o, meglio ancora, di restituirlo alla sua originaria realtà: tempo non come 'misura', ma come 'durata'. [...] Ecco che i 'tempi', in cui per nostra limitata dimensione abbiamo sezionato il 'tempo' in ieri, oggi e domani o, al massimo della nostra capacità, in passato, presente e futuro, vengono qui mescolati e restituiti a quella unità che ci sfugge perché di essa siamo solo frammenti. Di questo 'tempo soggetto', unica vera presenza che colma tutte le possibili assenze e le illusioni del quadro, la pittura di Modica si fa documento non solo nel recuperare il passato, o nel testimoniare il presente, ma soprattutto nel porsi come 'memoria del futuro'. Proprio attraverso questo tempo circolare, perenne, eterno, che prima di noi è stato e, già ora e qui, dopo di noi sarà, la realtà e la surrealtà di Modica sconfinano in un territorio 'metafisico' e la sua pittura tende a quella totalità dell’essere e dell’esistere che all’uomo non è consentito di misurare. Totalità di presenze e di memorie, di immaginazione e di quotidiano, di giorni e di cultura, di realtà e di simboli; a questo mira una pittura estremamente letteraria, a questo conduce il suo 'non essere': invita, cioè, a riveder tutto in un’ottica che non sia quella misera in cui, tutto distorcendo, ci dibattiamo; a ritrovar una più ampia misura, nonché del tempo, del qui nostro essere e, finché ci è concesso, del nostro qui esistere.